lunedì 28 aprile 2008

La Sinistra e il coraggio di cambiare


Sono passate solo pochi giorni da quando le ultime schede sono uscite dalle urne, ma molto più tempo sembra essere già trascorso. Soprattutto in chi, come me, aveva creduto e crede che quest’Italia di oggi abbia bisogno di una Sinistra che, al di là delle etichette, difenda gli interessi delle fasce più deboli del Paese.Molte ore e forse troppe parole, infatti, sono già state spese in inutili requiem sui nostri (tanti) errori e limiti. Il dovere d’analisi di una sconfitta non è in dubbio, ma non scivoliamo nel masochismo autolesionista troppo spesso proprio della Sinistra o non sfruttiamo una sconfitta di tutti per chiudere alcuni conti, di pochi, all'interno di essa: analizziamoli per capirli e superarli, ma non affoghiamo nelle sabbie mobili della ricerca di colpe e responsabilità. Non serve a nessuno. Non serve, soprattutto, a tutte quelle persone che da qualche giorno hanno capito come un'Italia senza sinistra sia più povera.Per fare ciò la Sinistra deve avere il coraggio di cambiare, ripartendo da una generazione nuova. Di persone ed idee. Una generazione nuova non solo d'età, ma anche di storia e cultura politica, capace di parlare un linguaggio nuovo, vicino alla gente. Deve avere il coraggio di rischiare, di scommettere su se stessa, su forze e sensibilità nuove, sulla voglia di fare e di lottare. D'altra parte cosa ha da perdere?
Ogni sforzo deve essere proteso a costruire una Sinistra nuova, davvero, (forse l'aver fatto questo solo in minima parte in campagna elettorale è la ragione principale della nostra sconfitta), che va in piazza per protestare ma anche per proporre, che si candida a governare e non si crogiola nell'opposizione, che più che simboli e parole d'ordine ha a cuore i problemi della "gente comune", oggi davvero senza difese.Si lascino stare falci e martello, masse popolari e mezzi di produzione, ritorno del comunismo: sono la mia, come la storia di tanti, ma il presente è altra cosa. Restiamo saldi nei valori ma non mummifichiamoli in simulacri inutili.In questo senso voglio rivolgere un appello a tutte le compagne e i compagni di Rifondazione Comunista, franco ma rispettoso dell’autonomia e della storia di una formazione politica importante per tutta la Sinistra italiana. In un momento come questo, di forte crisi e disorientamento, non guardatevi dietro, non rinchiudetevi in “riserve” identitarie, ultima spiaggia per le specie in via d’estinzione. La Sinistra, come ha detto giustamente Nichi Vendola, ha bisogno di un orizzonte di innovazione e non di un fortino delle antiche certezze in cui rinserrarsi. E, allo stesso momento, venga aperto un tavolo di riflessione comune non solo con il Pd ma anche con tutte quelle forze politiche e sociali, senza esclusione pregiudiziale alcuna, per costruire un’ipotesi, oggi, di opposizione ferma e decisa al governo Berlusconi ma soprattutto, domani, di governo responsabile ed unitario del Paese.Questo a maggior ragione se si considera il dato, fondamentale e forse l’unico ricorrente, di queste elezioni è quello che si sconfigge Berlusconi solo se tutte le forze che gli si oppongono si presentano unite, rinunciando a rigurgiti di campanile inutili.In questo scenario che ognuno faccia la sua parte: la Sinistra, nelle sue forme più diverse, lasciando da parte intellettualismi inutili e quel pizzico di presunzione di purezza d’analisi e di purezza di pedigree politico, il Pd abbandonando fallimentari illusioni di autosufficienza e cieche voglie di protagonismo solitario. Non può essere più la gente comune a pagare sulle proprie spalle interessi di parte, lotte di palazzo o guerre di bandiera.Può sembrare difficile in queste ore in cui dal Pd si loda la semplificazione del panorama politico e si strizza troppo precipitosamente l’occhio verso l’Udc di Casini ma anche di Totò Cuffaro; e, mentre allo stesso momento, dalla Sinistra si levano forti critiche a Veltroni, ma è l'unica via che abbiamo. E' questo che ci chiedono gli elettori, non ascoltarli sarebbe un reato.